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I principali parametri meteorologici

- SECONDA PARTE-      

PRESSIONE ATMOSFERICA

Il nostro pianeta è avvolto da un guscio d'aria avente uno spessore di circa 100km.

Per quanto invisibile, leggera, impalpabile, l'aria ha un peso (1,033 kg/cmq, come rilevato da E. Torricelli) ed esercita una pressione sulla superficie terrestre.

La pressione atmosferica, definita come il rapporto tra il peso di una colonna d'aria e l'unità di superficie che ne rappresenta la base, qualunque sia la stazione di rilevamento, viene riferita a livello del mare ed il suo valore è espresso in ectoPascal (hPa).

barometro



Lo strumento utilizzato per la sua misura è il barometro aneroide o a capsule bimetalliche.



Il barometro aneroide (come questo in uso presso la nostra stazione), è formato da una capsula in lamina di acciaio o berillio, vuota d'aria, la cui superficie elastica si comprime col crescere della pressione atmosferica e torna a distendersi col suo diminuire. Le compresioni e distensioni della capsula sono trasmesse ad una molla saldamente fissa alla capsula che, mediante leve amplificatrici, le trasmette ad un indice che ruota su una scala graduata, dando in ogni istante il valore della pressione atmosferica.









VELOCITA' E DIREZIONE DEL VENTO

Le zone cicloniche e anticicloniche movimentano l'aria, che scorre intorno al centro di alta (A) e bassa (B) pressione secondo orbite circolari, con una rotazione verso destra nell'area anticiclonica e verso sinistra in quella ciclonica; al di sotto dei 2000 metri, poi, si verifica un flusso dalla zona di Alta verso quella di Bassa pressione: il VENTO ; analogo, ma in senso contrario, quanto accade ad alta quota.

zona ciclonica e zona anticiclonica;
Lo strumento impiegato per la misura e lo studio del vento è l'anemometro (ànemos = vento e métron = misura), affiancato dall'anemografo (ànemos = vento e gràpho = scrivo). Quest'ultimo si compone di un apparecchio trasmettitore ed un ricevitore, i cui 4 pennini lasciano una traccia (grafico) su un foglio diagrammato: l'anemogramma.

anemometro: trasmettitore;anemometro: ricevitore;



La velocità del vento è misurata in nodi/ora (1 nodo = 1,852 km) o in km/h, mentre la provenienza è distribuita su sedici direzioni a partire da nord (0°), per 360 gradi, seguendo in senso orario la rosa dei venti.

Il tracciato prodotto dall'anemografo: anemogramma, fornisce dati sulla velocità istantanea, direzione di provenienza e velocità media oraria del vento.






PRECIPITAZIONI

Il grado di umidità di una regione è determinato, in gran parte, dalle precipitazioni che vi cadono nel corso dell'anno.

cartina delle isoiete;





L'analisi dei dati pregressi registrati dalle stazioni termopluviometriche di Gavirate, Ispra, Varano Borghi, Azzate, Miorina (dal 1921 al 1972 - ben 52 anni) e dall'osservatorio meteorologico del C.C.R. di Ispra (dal 1959 al 1983 - 25 anni), tradotta nella carta delle isoiete delle medie annuali, indica per la regione dei laghi intermorenici, un regolare incremento delle precipitazioni da Sud verso Nord, con una componente secondaria da Est verso Ovest: dai 1254 mm/mq di Miorina (Sesto Calende), si passa, in meno di 15 km, ai 1789 mm/mq di Ispra.

L'incremento è determinato dall'influenza dei rilievi montuosi presenti a Nord della regione e dal Lago Maggiore che si estende a ovest.





Gli strumenti utilizzati per misurare la pioggia (o la neve fusa), sono: il pluviometro e il pluviografo.

pluviometro;pluviografo;












Il pluviometro, è uno strumento a lettura diretta formato da un cilindro graduato, sormontato da un imbuto a bordo tagliente; Conoscendo la superficie dell'imbuto esposto alle precipitazioni, si calcola la quantità di pioggia in millimetri: 1 mm di pioggia corrisponde ad 1 litro d'acqua per metro quadro.



Il pluviografo, è uno strumento che fornisce un tracciato del fenomeno su un foglio diagrammato; Esso è formato da un serbatoio cilindrico, a perfetta tenuta, munito superiormente di imbuto raccoglitore di diametro noto. Nel cilindro scorre uno stantuffo che sorregge un'asta a cui è agganciato un braccio; questo termina con un pennino che traccia un grafico su un foglio diagrammato, registrando così l'andamento e l'entità della precipitazione.




foglio diagrammato del pluviografo;grafico di una precipitazione;























Il pH delle precipitazioni

Il pH delle precipitazioni è il paramentro chimico che misura l'acidità delle piogge, un fenomeno che ha creato seri problemi per la salute dell'ambiente.

Il fenomeno fu individuato a Londra nel 1872 da Angus Smith; egli infatti, trovò tracce di sostanze acide nelle piogge delle aree urbane.

Considerato pH 5,6 il valore normale di pH della pioggia (per la presenza di piccole quantità di acido idrocarbonico), una precipitazione sarà acida se il suo pH è inferiore a 5,6. In particolare, poichè il valore di pH cresce di 10 volte ogni punto percentuale, significherà che il valore di pH di 4,6 indicherà un'acidità 10 volte superiore a quella normale e il pH di 3,6 indicherà un'acidità 100 volte rispetto a quelle normale.

La causa principale dell'acidità della pioggia è ascrivibile alla conversione dei prodotti della combustione e, precisamente del:
- monossido di carbonio (CO);
- ossidi di zolfo (SOx);
- ossidi di azoto (NOx).

Questi gas si combinano col vapore acqueo presente nell'aria originando: acido idrocarbonico (HCO3), acido solforoso ed acido solforico (H2SO4), acido nitroso ed acido nitrico (HNO3), sostanze che ricadono al suolo insieme alle precipitazioni.

I principali effetti delle piogge acide si manifestano come:
- danni agli ecosistemi acquatici, in particolare a quelli lacustri;
- danni alla vegetazione, più gravi nelle zone a foresta;
- corrosione dei monumenti, manufatti e, più in generale, delle strutture esterne;
- danni alla salute (in particolare a carico dell'apparato respiratorio), che appaiono più evidenti nelle regioni caratterizzate da frequenti fenomeni nebbiosi.

I primi studi organici sul fenomeno delle "piogge acide" risalgono alla seconda metà degli anni '70.
Nel 1978 A. Calderoli e collaboratori avevano misurato valori di pH compresi tra 3,7 e 4,9.
A novembre 1985, il Centro Geofisico Prealpino di Varese registrava un pH 3,65 in 1,4 mm di pioggia e un pH 3,52 in 1,2 mm di pioggia, valori che evidenziavano chiaramente come l'acidificazione delle piogge era già presente in forma abbastanza grave (+ 100 volte rispetto al valore normale), sul territorio varesino.
Negli anni '80 il C.C.R. di Ispra registrava valori medi mensili intorno a pH 4,00 e nel febbraio '86 misurava il minimo assoluto di pH 3,45 in un campione di 2,5 mm di pioggia.

grafico del pH annuale;






















Con riferimento ai dati in nostro possesso, si rileva che negli ultimi 20 anni la media annuale del parametro è variata da pH 4,40 (1992) a pH 5,03 (2007), mentre i valori estremi, riportati in tabella, evidenziano che il fenomeno è ben lontano dall'essere superato pur riconoscendo che la numerosità dei valori al di sotto di pH 4,00 si è ridotta a pochi casi.

tabella con i valori minimi di pH;